lunedì 14 luglio 2008

Riflessioni sull'impatto dei servizi di rete nelle aziende di media-grande dimensione

Le strutture sanitario-ospedaliere forniscono servizi alla persona che si avvalgono anche di tecnologie per migliorare l’erogazione delle prestazioni. La tecnologia in questo tipo di ambiente è assorbita a vari livelli nella struttura dell’organizzazione. Non si tratta del semplice trasferimento di informazioni o supporto amministrativo, ma di un approccio più strutturato che vede l’integrazione della tecnologia nelle varie fasi del processo di produzione del servizio.

Relativamente alle implicazioni dell’uso dell’informatizzazione nelle procedure di erogazione dei servizi, si riscontra in una prima fase la resistenza all’introduzione di nuove metodiche che implicano il supporto tecnologico perché banalmente si scontrano con un substrato culturale non propenso all’apporto di nuove metodologie e di tecniche a carattere innovativo, questo purtroppo a tutti i livelli dell’organizzazione.

Introdurre sia le nuove tecnologie, che nuove procedure comporta spesso grossi sforzi formativi che rallentano il processo di produzione del servizio. Questo problema cresce esponenzialmente al crescere del numero dei dipendenti.

La creazione di una rete che permette il collegamento tra tutti i soggetti appartenenti alla struttura sanitario-ospedaliera crea il problema di una distinzione in livelli di accesso al sistema creando difficoltà ad usufruire di tutte le possibilità fornite dalla rete. L’ubiquitous computing diventa utopia in una realtà dove il rispetto (eccessivo?) delle normative impedisce la condivisione delle risorse e ancor di più l’accesso diretto alla rete aziendale.

Una chiara comunicazione informativa delle procedure di accesso e delle relative competenze e responsabilità derivanti dalle tipologie di accesso, dovrebbe essere considerata quale comunicazione basilare all’implementazione dei servizi forniti via rete e comunque base ad ogni innovazione.

La gestione della sicurezza della rete informatica per una struttura erogante servizi alla persona pone in primo piano la tutela dei dati sensibili ed alla privacy degli stessi.

L’adeguamento tecnologico che permette la fruizione dei servizi via rete assume la massima importanza in un mondo dove l’innovazione tecnologica risulta così rapida da rendere spesso obsoleta la tecnologia appena impiantata; i tempi che intercorrono fra la decisione delle nuove tecnologie da implementare, l’attivazione dei bandi di gara per gli appalti alle ditte fornitrici dei servizi, l’attivazione del personale tecnico per le installazioni verifiche e collaudo assorbono complessivamente un tempo che non consente di stare al passo con la tecnologia corrente.

La fusione di grandi aziende poi implica tempi enormi per risolvere il conflitto tecnologico-organizzativo per l’uniformazione degli apparati di gestione delle reti interne e di condivisione delle stesse.

La mancanza di possibilità di comunicazione “libera” internamente alla rete inficia il funzionamento della stessa rendendola stregua di un qualsiasi altro apparato tecnologico non scambiatore di conoscenza isolato e fine a se stesso.

I servizi finali che coinvolgono sia l’operatore che il fruitore consentono allo stesso tempo di migliorare quegli aspetti organizzativi che prima dell’avvento della tecnologia costringevano trasferimenti dell’utente finale in altre sedi all’interno dell’Azienda per il sopraggiungere di ulteriori esigenze non soddisfabili nella stessa sede.

La costruzione di database di informazioni riguardanti l’utente finale ha impattato enormemente sulla gestione del dato sensibile.

Lo scambio di informazioni avviene per consultazione remota di questi database di informazioni il cui accesso paradossalmente è condizionato dal livello di accesso dell’operatore erogante la prestazione e non dal consenso del fruitore del servizio cui i dati appartengono ed ai quali non ha accesso autonomo.

Attraverso la rete è possibile fruire di servizi di supporto ai processi di apprendimento nei percorsi di istruzione e formazione, via rete aziendale e in seconda battuta con l’accesso ad internet; questo ha notevolmente influenzato il rapporto lavoro- tempo dedicato alla formazione che permette accesso alle conoscenze indipendentemente dal tempo e dalla locazione.

venerdì 11 luglio 2008

Approcci organizzativi


In ambito aziendale in un paese come l’Italia dove l’impiego “fisso “ è alla base della economia nazionale, spesso ci troviamo ad avere “impiegati” che occupano lo stesso posto di lavoro per più di 5 lustri. Non sarebbe così drammatica la situazione se a questa staticità di inquadramento lavorativo corrispondesse un sempre continuo aggiornamento specifico e quindi al continuo rinnovamento di conoscenze e competenze.

Ma cosa succede se improvvisamente all’interno di un gruppo di “pentalustrici” (mi si passi la creazione del neologismo che sa molto di etichetta cretacica) improvvisamente appare un nuovo arrivato?

Bagaglio culturale differente , formazione differente viene vissuto il nuovo arrivo come una minaccia e non come una risorsa.

La concezione tayloristica dell’inserimento lavorativo pare ancora non superata, siamo ancora alla ricerca della persona giusta da infilare nel posto giusto con le competenze giuste..si ma in quel preciso momento ed a quello stadio produttivo.

Che dire poi dell’inevitabile evoluzione dei sistemi?

Ma se si pensa alle innovazioni ed agli strumenti a disposizione l’unico passo avanti fatto dalle grandi organizzazioni è puntare al fordismo ed allo sviluppo di catene di montaggio sempre più alienanti e sempre più deprofessionalizzanti.

Le criticità che si riscontrano sono principalmente :

La concezione arretrata di strutturazione aziendale, una dirigenza non reattiva alle innovazioni e che spesso non sa o non vuole, esercitare il potere di delega, un core business non idoneo alle richieste di mercato e difficile da adattare tempestivamente alle richieste emergenti.

Questioni culturali di approccio al problema.

  • Approccio conservatore:

conosco questo sistema, fino ora mi ha supportato quindi evito di cambiarlo.

Ruoli determinati fissi e non intercambiabili.

Questo tipo di approccio al cambiamento, se di approccio si può parlare, porta prima o poi inevitabilmente al crollo del sistema.

  • Approccio dubitativo

Ma.. non so se sia il caso di fare questo cambiamento, forse più avanti intanto inserisco nuove figure per vedere come và…

Come prende l’organizzazione l’inserimento di un nuovo elemento di cui non si conosce ruolo e funzioni perché il sistema non è ancora pronto per assorbire la sua competenza?

È vero spaventa un concorrente in più per l’avanzamento di carriera, ma basta! Il fordismo è superato!

  • Approccio evoluzionista- compulsivo

Devo cambiare continuamente l’organizzazione per avere maggiori risultati.

Confusioni di ruoli , rapporti e relazioni in continuo cambiamento, burnout organizzativo.

Inutile dire che i continui cambiamenti logorano l’organizzazione e ne determinano il collasso da stress.

Le ho vissute tutte queste situazioni e dal punto di vista della persona all’interno dell’organizzazione non conoscendo gli obiettivi a cui tende il sistema si perde l’entusiasmo di fare qualsiasi cosa.

Sono stufa….


venerdì 4 luglio 2008

Romina Agresti...e blog sia!

E sia.
...e blog sia!
Sinceramente mi sono sempre tirata indietro all'idea di pubblicare un blog, per tanti motivi...
il primo, il più banale, la mia sintassi vergognosa.
Non voglio creare un "diario on-line" e neppure uno "sfogatoio" come ho visto fare da molti che usano queste pagine allo scopo di diffondere il prorpio malcontento... eppure comincio a capire perché spesso si usa il blog in questo modo.
Tal volta mi sono ritrovata a criticare chi faceva "nottata" perché doveva pubblicare , leggere o rispondere a tutta una serie di messaggi che a me avrebbero fatto "perdere" giornate intere per la mia fissazione di creare il documento perfetto, sprecando tempo prezioso in revisioni, ripensamenti e cancellamenti. No, ho detto basta.
Voglio scrivere di getto , quel che viene viene e se sbaglio a scrivere qualcosa, pazienza!
Ed effettivamente avrei molto da dire... ma credo che impiegherò molto tempo prima di riuscire a scrivere tutto quello che penso, bè ci voglio provare...