venerdì 11 luglio 2008

Approcci organizzativi


In ambito aziendale in un paese come l’Italia dove l’impiego “fisso “ è alla base della economia nazionale, spesso ci troviamo ad avere “impiegati” che occupano lo stesso posto di lavoro per più di 5 lustri. Non sarebbe così drammatica la situazione se a questa staticità di inquadramento lavorativo corrispondesse un sempre continuo aggiornamento specifico e quindi al continuo rinnovamento di conoscenze e competenze.

Ma cosa succede se improvvisamente all’interno di un gruppo di “pentalustrici” (mi si passi la creazione del neologismo che sa molto di etichetta cretacica) improvvisamente appare un nuovo arrivato?

Bagaglio culturale differente , formazione differente viene vissuto il nuovo arrivo come una minaccia e non come una risorsa.

La concezione tayloristica dell’inserimento lavorativo pare ancora non superata, siamo ancora alla ricerca della persona giusta da infilare nel posto giusto con le competenze giuste..si ma in quel preciso momento ed a quello stadio produttivo.

Che dire poi dell’inevitabile evoluzione dei sistemi?

Ma se si pensa alle innovazioni ed agli strumenti a disposizione l’unico passo avanti fatto dalle grandi organizzazioni è puntare al fordismo ed allo sviluppo di catene di montaggio sempre più alienanti e sempre più deprofessionalizzanti.

Le criticità che si riscontrano sono principalmente :

La concezione arretrata di strutturazione aziendale, una dirigenza non reattiva alle innovazioni e che spesso non sa o non vuole, esercitare il potere di delega, un core business non idoneo alle richieste di mercato e difficile da adattare tempestivamente alle richieste emergenti.

Questioni culturali di approccio al problema.

  • Approccio conservatore:

conosco questo sistema, fino ora mi ha supportato quindi evito di cambiarlo.

Ruoli determinati fissi e non intercambiabili.

Questo tipo di approccio al cambiamento, se di approccio si può parlare, porta prima o poi inevitabilmente al crollo del sistema.

  • Approccio dubitativo

Ma.. non so se sia il caso di fare questo cambiamento, forse più avanti intanto inserisco nuove figure per vedere come và…

Come prende l’organizzazione l’inserimento di un nuovo elemento di cui non si conosce ruolo e funzioni perché il sistema non è ancora pronto per assorbire la sua competenza?

È vero spaventa un concorrente in più per l’avanzamento di carriera, ma basta! Il fordismo è superato!

  • Approccio evoluzionista- compulsivo

Devo cambiare continuamente l’organizzazione per avere maggiori risultati.

Confusioni di ruoli , rapporti e relazioni in continuo cambiamento, burnout organizzativo.

Inutile dire che i continui cambiamenti logorano l’organizzazione e ne determinano il collasso da stress.

Le ho vissute tutte queste situazioni e dal punto di vista della persona all’interno dell’organizzazione non conoscendo gli obiettivi a cui tende il sistema si perde l’entusiasmo di fare qualsiasi cosa.

Sono stufa….